21/11/2017 - Mini Transat: Ambrogio Beccaria a Le Marin

A bordo del suo serie ITA 539 “Alla Grande Ambeco” Ambrogio ha tagliato ieri notte alle ore 00,19 il traguardo della seconda tappa della Mini-Transat 2017: 2900 miglia da Las Palmas (Gran Canaria) a Le Marin (Martinica) impiegando 18 giorni, 10 ore, 19 minuti e 5 secondi.

Dopo una prima tappa condotta in modo esemplare che gli ha fatto conquistare la sesta posizione assoluta e un’ottima partenza per la seconda tappa, addirittura in testa alla flotta dei serie, Ambrogio ha navigato per quattro giorni con medie alte, rimanendo sempre tra i primi dieci. Il quinto giorno la rottura del bompresso lo ha costretto a rimettere la prua su Mindelo (Capo Verde) per riparare il danno. Il regolamento nel caso di stop tecnico prevede una sosta minima di 12 ore che sommate alle ore di navigazione controvento impiegate per raggiungere Mindelo dal momento dell’incidente gli sono costate un ritardo complessivo di 48 ore.

L’obiettivo di terminare la mini tra i primi 10 con una barca di vecchia generazione è ormai sfumato, ma il ventiseienne skipper milanese non si è demoralizzato, non ha perso la concentrazione, al contrario è ripartito “alla grande”. Purtroppo dopo solo tre giorni si è imbattuto in un oggetto galleggiante che ha compromesso il timone sinistro e per i giorni successivi ha preferito ridurre le vele e monitorare l’entità del danno. Nell’ultima settimana di navigazione Ambrogio ha ripreso a spingere la barca e ha condotto una regata impeccabile, superando uno dopo l’altro ben 14 avversari e rimontando dalla 55esima alla 41esima posizione.

Beccaria ha dimostrato, prima di tutto a se stesso, che la grande avventura della Mini-Transat non finisce quando svanisce il sogno del podio, ma è un’avventura a tu per tu con l’Oceano: una esperienza umana, e non solo sportiva. Perché, come ha detto Giovanni Soldini: “Alla fine una regata non è altro che una prova con se stessi”.

“Non sono venuto qui per fare un trasferimento”, dice Ambrogio appena arrivato a Le Marin. “Volevo diventare un buon regatante oceanico, imparare a fare la strategia degli alisei, i groppi, e invece sono diventato un buon marinaio, ma sicuramente non sono migliorato dal punto di vista della regata. Però ho portato la barca dall’altra parte, e questo e l’importante alla fine, anche perché ho avuto tanti problemi e uno in particolare che voi non sapete. Tre giorni dopo il pit-stop a Capo Verde ho avuto problemi al timone sinistro, che non si è rotto per fortuna, ma l’impatto con un oggetto galleggiante ha provocato una delaminazione tra lo specchio di poppa e lo scafo, che faceva una piccola via d’acqua. A quel punto ormai ero troppo lontano per tornare a Capo Verde e lì ho avuto paura di non arrivare in fondo. Nei giorni successivi i timoni sono induriti molto e non ho messo lo spi per vedere se la delaminazione peggiorava. E’ stato un momento molto stressante.
Tutta la settimana dopo Capo Verde sono stato molto conservativo, la regata l’avevo proprio messa in un angolino. La seconda settimana invece ho visto che reggeva e ho iniziato a spingere di più e a fare un po’ di strategia. Ho fatto forse qualche errore nell’approccio alle isole stando troppo a Sud, ma nel complesso sono contento perché nonostante tutto ho guadagnato parecchie posizioni dal pit stop in avanti. Sono stato un po’ sfortunato, ma i primi 4 giorni, dalle Canarie a Capo Verde, ho fatto 850 miglia con lo spi grande e lì la velocità era impressionante!! Il lavoro fatto con Giovanni Sanfelice di North Sails si vedeva. Rispetto agli altri pogo 2 avevo una velocità incredibile, sono a arrivato al cancello di Capo Verde con 30 miglia di vantaggio sugli altri pogo 2. Poi mi sono accorto che avevo rotto il bompresso e ho dovuto trovare il coraggio di tornare indietro. Non potevo andare in giro con il bompresso rotto o “scocciato”. Non è stato facile.
Poi però una volta riparato tutto ho capito che la regata era andata ma c’era ancora tutta l’avventura da vivere e così è stato! Peccato per i danni al timone che invece più che avventura hanno trasformato tutto in un film dell’orrore!”

Dicono di Ambrogio alla sua prima Mini-Transat:

Giovanni Soldini, navigatore: “Ambrogio ha fatto la scelta giusta. Alla fine una regata non è altro che una prova con se stessi è ovvio che vincere è meglio, ma ripartire dietro e guadagnare posizioni non è molto diverso che vincere, la differenza in realtà è per gli altri, tu che hai combattuto e guadagnato miglio su miglio sei comunque felice con te stesso e questo conta più di ogni altra cosa”.

Vittorio Malingri, navigatore: “Ambrogio è alla sua seconda stagione Mini e alla prima Mini-Transat. Ha vinto o respirato sul collo dei primi durante quasi tutte le prove affrontate. E' un giovane navigatore con davanti a sé tutta una vita di regate oceaniche e non. Il suo futuro è qui, sta a lui concretizzarlo”.

Andrea Iacopini, minista, ex presidente ClasseMini Italia: “Ambrogio è stato bravo, ha reagito molto bene. Le sventure a volte bisogna viverle come esperienza, e non come punizione, perché in mare si può – si deve – cambiare la nostra intelligenza terrena in intelligenza del mare.”.

Stefano Chiarotti, skipper, vincitore Roma x2 2017 in doppio con Ambrogio: “Ambrogio si è dimostrato un vero atleta. L’esperienza te la fai navigando, la meteo si studia, tecnicamente puoi crescere di più, ma il carattere è quello che hai. Ambrogio ha le potenzialità per diventare un grande campione”.

La Mini-Transat 2017
Considerata la “più grande regata d’altura per le barche più piccole”, la Mini-Transat è tra le transatlantiche più dure, la sfida con l’Atlantico per eccellenza. Si tratta di una competizione in solitario, senza assistenza e senza comunicazione, su imbarcazioni della lunghezza di sei metri e mezzo.
L’edizione Mini-Transat 2017, che quest’anno ha compiuto 40 anni,è partita da La Rochelle in Francia e terminata a Le Marin in Martinica, con una tappa a Las Palmas alle Canarie. 4250 miglia con 81 partecipanti di 11 diverse nazionalità, tra cui 10 donne, 4 ritiri  (Luca Sabiu, Matteo Rusticali – 1 tappa / Erwan Le Mené, Vedran Kabalin 2 tappa).
La prima tappa era di circa 1350 miglia ed è durata una decina di giorni, mentre la seconda – 2900 miglia - è durata per i più veloci 13, 14 giorni e per la gran parte della flotta intorno ai 16.
Una regata estrema, in cui gli skipper navigano rigorosamente senza nessun supporto tecnico a bordo, niente telefono o computer: sono concessi solo un collegamento giornaliero via radio con il comitato organizzativo per le previsioni meteo e gli aggiornamenti sulle posizioni dei regatanti e il GPS non cartografico. Si può tuttavia comunicare tra regatanti con il VHF. L’abilità in questa regata non sta solo nel far correre la barca più velocemente possibile: è necessario sviluppare conoscenze di strategia di regata e competenze metereologiche; gestione del sonno, equilibrio nutrizionale, gestione delle emergenze. La regola che connota bene l’Esprit mini, lo “spirito mini”, è proprio il divieto di qualsiasi collegamento degli skipper con l’esterno, cosa che evitare costosi sistemi satellitari e conserva l’approccio tradizionale alla navigazione.

Lo skipper
Classe 1991, due volte campione italiano della ClasseMini e sempre primo delle barche “appuntite” di vecchia generazione,dopo tre anni di strenuo lavoro, il giovane navigatore realizza finalmente il suo sogno: partecipare alla Mini-Transat, la regata atlantica che è una vera e propria porta d’ingresso per la navigazione in solitario d’altura. Forte dell’exploit compiuto nel 2016 su “Alla Grande Ambeco” alla SAS (LesSables D’Olonne-LesAcores-LesSables D’Olonne) e di un palmarès di tutto rispetto, Beccaria naviga a bordo di un pogo2 “Alla Grande Ambeco”. Per la prestigiosa rivista francese Course au large “è l’outsider che potrà entrare nella Top Ten con una barca di seconda generazione” ed è “un vero talento”.

Credit: Valentina Pigmei
Redazione Velanet
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